Capire il karma: Nārada Mahāthera

CAPIRE IL KARMA: I 5 ORDINI NATURALI

Ven. Nārada Mahāthera (14 luglio 1898 – 2 ottobre 1983)

Raccogliamo ciò che abbiamo seminato. Ciò che seminiamo lo raccoglieremo da qualche parte o in qualche momento. In un certo senso siamo il risultato di ciò che eravamo e saremo il risultato di ciò che siamo. In un altro senso, non siamo totalmente il risultato di ciò che eravamo e non saremo assolutamente il risultato di ciò che siamo. Ad esempio, un criminale oggi potrebbe diventare un santo domani. Il Buddhismo attribuisce questa variazione al Kamma, ma non afferma che ogni cosa sia dovuta al Kamma. Se tutto fosse determinato dal Kamma, un uomo dovrebbe sempre essere cattivo perché è il suo Kamma ad essere cattivo. Ad esempio, non sarebbe necessario consultare un medico per essere curati da una malattia, perché se il proprio Kamma è tale si guarirà lo stesso.

Secondo il Buddhismo, ci sono cinque ordini o processi (niyāmas) che operano nel campo fisico e mentale:

i. Kamma niyama, ordine di atto e risultato; ad esempio, gli atti desiderabili e indesiderabili producono corrispondenti risultati buoni e cattivi.

ii. Utu niyama, ordine fisico (inorganico); ad esempio, fenomeni stagionali di venti e piogge.

iii. Bīja niyama, ordine dei germogli o semi; (ordine fisico organico), ad esempio il riso prodotto dai semi di riso, il sapore zuccherino della canna da zucchero o del miele, ecc. La teoria scientifica delle cellule e dei geni e la somiglianza fisica dei gemelli possono essere ascritti a questo ordine.

iv. Citta niyama, ordine mentale o legge psichica, ovvero, i processi di coscienza (cittavīthi), il potere della mente, ecc.

V. Dhamma niyama, ordine della norma, es. i fenomeni naturali.

Ciascun fenomeno mentale o fisico potrebbe essere spiegato da questi cinque ordini o processi onnicomprensivi che sono leggi in sé.

Il Kamma è, quindi, solo uno dei cinque ordini che prevalgono nell’universo. È una legge in sé, ma non ne consegue che la legge in sé sia un legiferatore. Le leggi ordinarie della natura, come la gravità, non hanno bisogno di un legislatore. Essa opera nel proprio campo senza l’intervento di un’agente esterno e indipendente che la governi. Nessuno, ad esempio, ha decretato che il fuoco debba bruciare. Nessuno ha comandato che l’acqua cerchi il proprio livello. Nessuno scienziato ha ordinato che l’acqua fosse composta da H₂O e che il freddo fosse una delle sue proprietà. Queste sono le sue caratteristiche intrinseche. Il Kamma non è né il fato né la predestinazione impostaci da qualche potere misterioso e sconosciuto al quale dobbiamo sottometterci impotenti.

È una reazione personale su se stessi, quindi si ha la possibilità di deviare in una certa misura il corso del Kamma. Quanto uno possa deviare [il corso degli eventi] dipende da noi stessi.

Va anche detto che termini come ricompensa e punizione non dovrebbero entrare nelle discussioni riguardanti il problema del Kamma. Il Buddhismo non riconosce un Essere Onnipotente che governa i suoi sudditi premiandoli e li punendoli di conseguenza. I buddhisti, al contrario, credono che il dolore e la felicità che si sperimentano siano il risultato naturale delle proprie azioni buone e cattive.

Il Kamma ha sia una funzione continuativa che retributiva. Inerente al Kamma è la potenzialità di produrre il dovuto effetto. 𝗟𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝗰𝗲 𝗹’𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼; 𝗹’𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼 𝘀𝗽𝗶𝗲𝗴𝗮 𝗹𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮.

Tratto da: Buddhism in a Nutshell, BPS, Sri Lanka

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