Stamattina, rileggendo la traduzione del Dhammapada del Ven. Narada, mi sono imbattuto in questo versetto sulla rabbia ; il contesto fornito dal commentario sembra indicare che Gautama Buddha fosse a conoscenza dell’ origine psicosomatica di alcuni disturbi; nello specifico sembra che si trattasse di una malattia della pelle (un forma di dermatite o psoriasi?) dovuta, secondo il Maestro, alla propensione alla rabbia da parte della sorella di Mogāllana:
“Si abbandoni la rabbia; si abbandoni l’orgoglio. Si trascendano tutti i legami. I mali non colpiscono chi non si aggrappa alla mente e al corpo ed è libero dalla passione.
(Dhammapada 221)
Commento del Ven. Narada:
La sorella del Venerabile Moggallāna, che soffriva di una malattia della pelle, su consiglio del fratello fece edificare una Sala del Dharma. Ben presto guarì. Il Buddha attribuì la sua malattia della pelle alla rabbia, e in relazione a ciò, pronunciò questi versi.
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A mio avviso, questi versi dovrebbero essere letti contestualmente al seguente passo del Sivaka Sutta, in cui il Buddha afferma che alcuni malanni sono il prodotto dello squilibrio psicofisico o di fattori esterni come il cambio di stagione che nulla hanno a che vedere con il karma:
«Sīvaka, che alcune esperienze sorgano come risultato dell’umore bile…dell’umore flemma…dell’umore vento…o per la combinazione di queste tre … o per il cambio di stagione … per la mancanza di cura di sé…o per attacchi dall’esterno … o come risultato delle azioni, è una cosa che ognuno può osservare da sé, e ciò è considerato come vero nel mondo. Ora, quando quegli asceti e quei bramini predicano tale dottrina e punto di vista quale: ‘Qualunque cosa un individuo sperimenti come piacevole, doloroso o neutro, tutto ciò è determinato dal [karma]precedente’, essi eccedono in ciò che è conoscibile da sé stessi travalicando ciò che è considerato vero nel mondo. Pertanto, io dico quegli asceti e bramini sono in errore.»
(SN 36.21)


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