IL DHAMMAPADA

Con il commento di Narada Mahathera
Jarā Vagga – La Vecchiaia
VV. 153-154
8. Per molte nascite ho vagato nel samsāra, cercando il costruttore della casa, senza trovarlo. Doloroso è nascere in continuazione.
9. O architetto! Sei stato visto. Tu non costruirai più alcuna casa. Tutte le tue travi sono state spezzate, Il tuo pilastro è in frantumi. La mia mente ha raggiunto l’incondizionato. La fine del bramare è stata raggiunta.
Storia
Subito dopo l’Illuminazione, il Buddha pronunciò questo inno di gioia.
Spiegazione
1. Questi due versi, il primo inno alla gioia (udāna) pronunciato dal Buddha subito dopo la sua illuminazione, non si trovano altrove. Ma poiché il venerabile Ānanda li udì dalle labbra del Buddha, essi sono stati inseriti qui.
Qui il Buddha riconosce le sue passate peregrinazioni in un’esistenza che comporta sofferenza, un fatto che evidentemente prova la credenza nella rinascita. Egli fu costretto a vagare, e di conseguenza a soffrire, finché non riuscì a scoprire l’architetto che aveva costruito questa casa, il corpo. Nella sua nascita finale scoprì, grazie alla sua saggezza intuitiva, l’inafferrabile architetto che abitava non fuori ma dentro i recessi del suo cuore.
L’architetto è la bramosia (tanhā), una forza auto creata, un elemento mentale latente in tutti. La scoperta dell’architetto è lo sradicamento della bramosia attraverso il raggiungimento dello stato di arahant, che, in questo discorso, viene indicato come la fine della bramosia.
Le travi di questa casa auto-costruita sono le afflizoni (kilesa). Il pilastro che sostiene le travi è l’ignoranza (avijjā), la causa principale di tutte le afflizioni. L’abbattimento del pilastro dell’ignoranza da parte della saggezza porta alla completa demolizione della casa.
Il pilastro e le travi sono il materiale con cui l’architetto costruisce questa casa indesiderata. Con la loro distruzione, l’architetto viene privato dei mezzi per ricostruire la casa che non vuole. Con la demolizione della casa la mente raggiunge il non-condizionato, cioè il Nibbāna.

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