
IL NOBILE OTTUPLICE SENTIERO
1.La giusta visione
«Monaci, proprio come l’alba precede il sorgere del sole, allo stesso modo, la Giusta Visione è il precursore di ciò che è benefico.»
La giusta visione (Pāli: sammā diṭṭhi) è il primo elemento del Nobile Ottuplice Sentiero, il quale è generalmente suddiviso in tre parti: saggezza, etica, e meditazione. I primi due elementi del sentiero, giusta visione e giusta intenzione, sono inclusi nella sezione saggezza; sulla base di questa comprensione primaria, è possibile coltivare la giusta parola, il giusto agire e il giusto stile di vita. Nel complesso, gli elementi del nobile sentiero condurranno alla conoscenza a e alla liberazione. Il Micchatta Sutta (AN 10, 103) chiarisce ulteriormente questo punto:
«In chi possiede la giusta visione, sorgerà il giusto pensiero; in chi possiede giusto pensiero, sorgerà la giusta parola; in chi possiede la giusta parola, sorgerà la giusta azione; in chi possiede giusta azione, sorgerà il giusto stile di vita; in chi possiede il giusto stile di vita, sorgerà la giusta applicazione; in chi possiede la giusta applicazione, sorgerà la giusta consapevolezza; in chi possiede la giusta consapevolezza, sorgerà il giusto raccoglimento; in chi possiede il giusto raccoglimento, sorgerà la giusta conoscenza (sammā-ñāṇa); in chi possiede la giusta conoscenza sorgerà la giusta liberazione (sammā-vimutti).»
La giusta visione e le quattro nobili verità
La giusta visione è innanzitutto una prima comprensione del meccanismo di causa ed effetto alla base dello schema delle quattro nobile verità :
«Cos’è o monaci, la giusta visione? la conoscenza della sofferenza, dell’origine della sofferenza, della cessazione della sofferenza e del sentiero conducente alla cessazione della sofferenza: questa, monaci, è chiamata giusta visione.»
(Magga-vibhanga Sutta, SN, 45)
Ovviamente, si tratta di una comprensione iniziale, generata su basi puramente riflessive.Lo sviluppo della giusta visione è agevolato da due fattori, uno interno ed uno esterno: 1) l’attenzione saggia o attenzione rivolta all’origine (yonisomanasikāra) e 2) l’esortazione da parte di un Buddha o di un suo discepolo:
«Monaci, vi sono due condizioni per il sorgere della giusta visione. Quali due? l’esortazione altrui, e l’attenzione saggia.»
(Āsāduppajahavagga, AN 2. 126)
Il sentiero ultramondano
La giusta visione è la porta d’accesso allo sviluppo degli altri fattori del sentiero ultramondano (lokottara magga), la conditio sine qua non per la coltivazione dei restanti fattori culminanti nel giusto raccoglimento; prima di procedere con la spiegazione, è necessario fare una digressione circa la struttura e la natura del Nobile Ottuplice Sentiero. Un praticante è detto nobile o ariya in quanto ha sviluppato la giusta comprensione stessa:
«ariyasāvako sammādiṭṭhi hoti. Ujugatāssa diṭṭhi. Dhamme aveccappasādena samannāgato āgato imaṃ saddhammanti. »
«Il Nobile Discepolo possiede la giusta visione, la retta visione; egli possiede la fiducia esperienziale nel Dhamma, ha penetrato l’autentico Dhamma.»
(Sammādiṭṭhi Sutta, MN 9)
Perciò, il nobile sentiero non deve essere confuso con la mera pratica dell’etica, della consapevolezza o del raccoglimento meditativo. Secondo Peter Harvey:
«Il Nobile Ottuplice Sentiero non è né la pratica generale del Buddhismo, inclusi i livelli ordinari di meditazione samatha e vipassanā, né, come nella visione sviluppata dalla scolastica dell’Abhidhamma, meramente l’istante prima dell’ingresso nella corrente[del risveglio]. È un metodo specifico di approccio composto di otto fattori, un mezzo abile che sorge quando la mente è libera dai cinque ostacoli, come ad esempio durante un sermone sulle Quattro Nobili Verità o quando vi sono un forte samatha (calma) e una forte vipassanā (visione profonda) dei tre segni (impermanenza, insoddisfazione e non-sé)» . [2]
Similmente, nel suo libro Il Nobile Ottuplice Sentiero, Bhikkhu Bodhi scrive: «La meditazione che comporta la visione profonda prende come oggetto le formazioni mentali. Il suo compito consiste nella comprensione delle caratteristiche essenziali, i tre segni dell’impermanenza, del carattere insoddisfacente e del non-sé. In questo stadio, perché ancora rivolto al mondo dei fenomeni condizionati, il sentiero riceve il nome di «sentiero mondano» (lokiyamagga). La definizione non presuppone alcun attaccamento al mondo, né a conseguimenti di ordine mondano. L’aspirazione è rivolta alla trascendenza, la meta è la liberazione, ma l’ambito della consapevolezza resta il mondo fenomenico condizionato. La consapevolezza mondana resta però il veicolo per approdare all’incondizionato, per accedere al sovramondano. La breccia nell’incondizionato è aperta da un tipo di coscienza o fattore mentale chiamato «sentiero sovramondano» (lokottara magga). Il sentiero sovramondano ha la funzione di debellare definitivamente le afflizioni. In precedenza, durante lo sviluppo della concentrazione e della visione profonda, le afflizioni erano soltanto debilitate, controllate e corrette dallo sviluppo mentale. Ma continuavano ad esistere sotto la superficie in forma di tendenze latenti. Con l’ingresso nel sentiero sovramondano, comincia lo sradicamento definitivo.»
Due tipi di giusta visione
Nel Mahācattārīsaka sutta[1], è spiegato che la giusta visione ha due livelli, uno funzionale, relativo alla comprensione della legge di causa ed effetto, e uno ultramondano, relativo alla comprensione della realtà ultima dei fenomeni. La prima è definita come condizionata dagli inquinanti (sāsavā), legata all’acquisizione dei meriti (puññabhāgiyā) e avente come risultato l’acquisizione dei sostrati per una nuova rinascita (positiva) nel doloroso ciclo del samsara (upadhivepakkā). La seconda è invece tipica di una mente nobile (ariyacittassa) libera dalle afflizioni (anāsavacittassa), partecipe del nobile sentiero (ariyamaggasamgino), intenta alla sviluppo del nobile sentiero (ariyamaggaṃ bhāvayato).
La giusta visione secondo la via di mezzo
Nel Kaccānagottasutta il Buddha espone il principio della giusta visione in relazione ai due punti di vista erronei, eternalismo e nichilismo, esponendo poi la teoria della via di mezzo e l’origine dipendente. [3]
«Kaccāna, il mondo si fonda in larga parte sulla dualità fra esistenza e non-esistenza. Ma per chi saggiamente vede secondo realtà il sorgere del mondo, non vi è alcuna nozione circa la non esistenza del mondo. E per chi saggiamente vede secondo realtà la cessazione del mondo, non vi è alcuna nozione circa l’esistenza del mondo. Kaccāna, questo mondo è in larga parte incatenato dall’inclinazione all’afferrare e ad attaccarsi. Ma chi non persegue questo afferrare, questo attaccamento, questa fissazione mentale e questa tendenza latente all’indulgenza, non si afferra, né insiste con l’opinione: ‘questo è il mio sé’. Ed egli non è perplesso né nutre dubbi in riguardo al fatto che ‘ciò che sorge è mera sofferenza, ciò che si dissolve è mera sofferenza’; la sua conoscenza non dipende da fattori esterni. In questo senso, o Kaccāna, vi è la giusta visione. ‘Tutto esiste ’, questo, Kaccāna, è un estremo; ‘nulla esiste’, questo, Kaccāna, è il secondo estremo. Abbandonando entrambi gli estremi, il Tathāgata insegna la dottrina di mezzo..»
(Kaccānagottasutta, SN 12.5)
Visione, applicazione e consapevolezza
La giusta visione è la porta d’accesso allo sviluppo degli altri elementi del sentiero, la conditio sine qua non per la coltivazione dei restanti fattori culminanti nel giusto raccoglimento. E tuttavia, questa necessita dell’ausilio degli altri elementi che compongono il Nobile Sentiero:
«Egli si impegna nell’abbandonare la visione erronea, nel dimorare secondo la giusta visione: ciò è in lui giusto sforzo; consapevole, egli abbandona la visione erronea, consapevole egli accede e dimora nella giusta visione: ciò è in lui giusta consapevolezza. In questo modo, questi tre elementi si susseguono circolarmente attorno alla corretta comprensione: giusta visione, giusto sforzo e giusta consapevolezza.»
(MN 117)
Coltivare la giusta visione
Vi sono diversi percorsi che è possibile intraprendere per realizzare la corretta comprensione, la porta d’accesso al sentiero sopramondano. Il Sammādiṭṭhisutta (MN9) elenca le seguenti modalità: realizzando ciò che è salutare e ciò che malsano; comprendendo il «nutrimento», della sofferenza, la sua origine, la sua cessazione e la via che conduce alla cessazione; realizzando le Quattro Nobili Verità stesse, l’origine dipendente ed infine la natura delle afflizioni. Per concludere, citiamo ancora un volta il venerabile Bhikkhu Bodhi: «La liberazione è frutto inevitabile del sentiero, portato a maturazione da una pratica costante e sentita. La meta esige due requisiti soltanto: cominciare e continuare.»
NOTE
1. «Cos’è, o monaci, la Giusta Visione? in realtà Io vi dico che ci sono due forme di giusta visione: c’è una giusta visione contaminata, conducente all’acquisizione del merito, avente come risultato l’acquisizione dei sostrati a rinnovata esistenza. e vi è una giusta visione nobile, priva di contaminazioni, trascendente il mondo, fattore del sentiero.
1.Ma qual è, monaci, la giusta visione contaminata, conducente all’acquisizione del merito, avente come risultato l’acquisizione dei sostrati conducenti a rinnovata esistenza? ‘esiste il dono, esiste l’offerta, esiste il sacrificio, esistono felicità e sofferenza come frutto e risultato delle azioni, esiste questo mondo, esiste l’altro mondo, esistono madre e padre, esistono esseri nati spontaneamente, esistono in questo mondo degli asceti e bramini buoni e virtuosi i quali, avendo realizzato da se stessi, tramite conoscenza diretta, dichiarano l’esistenza di questo mondo e del mondo aldilà’. Questa è la giusta visione contaminata, conducente all’acquisizione del merito e avente come risultato l’acquisizione dei sostrati conducenti a rinnovata esistenza.
2.E qual è la giusta visione nobile, priva di contaminazioni, trascendente il mondo, parte del sentiero? la saggezza, la facoltà della saggezza, il potere della saggezza, l’investigazione della realtà come fattore conducente al risveglio, la giusta comprensione che è parte del sentiero, propria della mente nobile, libera dalle contaminazioni, equipaggiata del nobile sentiero, intenta allo sviluppo del nobile sentiero: questa è la giusta visione nobile, priva di contaminazioni, trascendente il mondo.»
(Mahācattārīsakasutta, MN117)
2. Harvey, Peter, The Nature of the Eight-factored Ariya,Lokuttara Magga in the Suttas Compared to thePali Commentarial Idea of it as Momentary, 2009,
3. Questo discorso è reputato essere fra le fonti di ispirazione del teorico della via di mezzo Nāgārjuna.

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