Sulla malevolenza, Ajahn Brahm

Sulla malevolenza,
Ven. Ajahn Brahmavamso

La malevolenza si riferisce al desiderio di punire, nuocere o distruggere. Include il puro odio verso una persona, o persino verso una situazione, e può generare così tanta energia da essere allo stesso tempo attraente e dare assuefazione. Quando si esprime appare sempre giustificata perché il suo potere è tale che facilmente corrompe la nostra capacità di giudicare correttamente. Include anche la malevolenza verso se stessi, meglio nota come senso di colpa, che nega a se stessi ogni possibilità di felicità.Nella meditazione, la malevolenza può apparire come disgusto verso l’oggetto stesso di meditazione, rifiutandolo tanto che la propria attenzione è costretta a vagare altrove. Il Buddha associava la malevolenza all’essere malati. Proprio come l’infermità priva della libertà e della felicità della salute, così la malevolenza nega la libertà e la felicità della pace. La malevolenza è superata applicando Mettā, gentilezza amorevole. Quando c’è malevolenza verso una persona, metta insegna a vedere in quella persona più di tutto ciò che ci urta, per capire perché quella persona ci ferisce (spesso perché si ferisce intensamente da sola) e incoraggiare a mettere da parte il proprio dolore per guardare gli altri con compassione.
Ma se questo è più di quanto si possa fare, metta verso se stessi conduce a rifiutarsi di dimorare nella malevolenza verso quella persona, così da impedire di nuocerci nuovamente ricordando quei fatti.
Allo stesso modo, se c’è della malevolenza verso se stessi, La Mettā vede oltre i nostri sbagli, può capirli e trovare il coraggio di perdonarli, imparando una lezione e lasciandoli andare. Inoltre, se c’è malevolenza verso l’oggetto di meditazione (spesso è il motivo per cui coloro che meditano non riescono a trovare pace) metta abbraccia l’oggetto di meditazione con attenzione e piacere.
Proprio come una madre, ad esempio, ha una naturale metta verso il proprio figlio, allo stesso modo coloro che meditano possono guardare al proprio respiro con la stessa qualità di attenzione amorevole.
Quindi sarà abbastanza improbabile perdere il respiro a causa della dimenticanza come è improbabile per una madre dimenticarsi il proprio figlio in un centro commerciale, e sarà altrettanto improbabile lasciare cadere il respiro a causa di alcuni pensieri distraenti come è improbabile per una madre distratta lasciar cadere il proprio figlio! Quando la malevolenza è superata, allora sono possibili relazioni durature con altre persone, con se stessi e, nella meditazione, una relazione duratura e piacevole con l’oggetto di meditazione, che può maturare nell’abbraccio pieno del completo assorbimento.

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