Le origini del Buddhismo Theravāda

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Il termine Theravāda (la Dottrina degli Anziani o Dottrina Antica) deriva da Thera, dalla radice sanscrita stha, simile all’italiano ‘stare’ e al greco ‘staṡi’, e vāda, dalla radice verbale ‘vad’, da cui deriva il verbo vadati, ‘parlare’, cognato della radice ‘vac’ dal quale deriva il verbo ‘vacati‘, imparentato con l’italiano ‘voce’. In origine, questo nome stava ad indicare le dottrine insegnate dal Buddha e tramandate dai suoi discepoli diretti come Ananda, Sariputta, Moggallana eccetera, detti appunto Thera, monaci anziani. Successivamente, si venne ad indicare una delle diciotto scuole antiche formatesi nei due secoli successivi alla morte del fondatore storico, avvenuta all’incirca attorno al 480 a.c.

Un secolo dopo la morte del Buddha, all’interno della comunità monastica vennero a manifestarsi delle divergenze in merito a certi punti minori della disciplina: Un gruppo di monaci detti Vajjiputtaka propose l’abolizione di un decina di restrizioni presenti nel codice etico dei monaci elencate nella seconda sezione del Vinaya Pitaka, il canestro della disciplina. [1]
Queste proposte suscitarono polemiche e discussioni senza fine, e si formarono due fazioni, i favorevoli e i contrari. Al fine di risolvere la questione, venne indetto un secondo concilio, tenutosi nella città di Vaishali, ma non riuscendo a trovare una posizione comune, la questione venne decisa con un referendum fra gli otto monaci più anziani presenti, che rigettarono in toto le proposte di modifica avanzate dai monaci Vajjiputtaka.
Qualche tempo dopo, i Vajjiputtaka, tennero un contro-concilio in cui venne elaborato un manifesto in cinque punti dove per la prima volta venivano messe in discussione le qualità dell’ arahant. Le cinque obiezioni erano:

1. Un Arahant può essere soggetto a sogni erotici accompagnati da polluzioni notturne,2. Un Arahant non è ha la piena conoscenza in riguardo ad argomenti non dharmici,3. Un Arahant può essere soggetto al dubbio in riguardo a cose diverse dal Dharma,4. Non è possibile ottenere la condizione di Arahant senza l’ausilio di un maestro esterno,5. Un Arahant potrebbe intraprendere il nobile sentiero sulla base di stati d’animo negativi come la tristezza o la pena.

A questo contro-concilio, presieduto dal monaco Mahadeva, prese parte un grande numero di monaci, e per questa ragione, i suoi partecipanti presero il nome di Mahāsāṃghika, quelli della grande assemblea. I Thera, rimasti in minoranza, rigettarono simili speculazioni costruite ad arte contro di loro, decisi a preservare l’insegnamento nella sua forma originaria. Si consumò quindi la prima vera e propria scissione nell’ordine monastico: da una parte i Mahāsāṃghika, e dall’altra i Thera dalle idee più conservatrici. Da queste due fazioni, sorsero 18 scuole, sei dai Mahāsāṃghika e 12 dal gruppo dei Thera. [2]


Infine, alla fine del terzo concilio di Pataliputra ( 250 a.C. circa), Ashoka decise di inviare gruppi di monaci in qualità di messaggeri al fine di diffondere gli insegnamenti del Buddha. L’arrivo dell’Arahant Mahinda a Ceylon (Sri Lanka) fu il risultato di questo grande sforzo prodotto da parte del Re Ashoka.Il Buddhismo Theravāda è tutt’oggi praticato in Sri Lanka, Bangladesh, Thailandia, Birmania, Cambodia, Malesia, e Indonesia.
In origine, la scuola Theravāda era nota con il nome di Vibhajjavāda, “ i particolaristi”, Tambapaṇṇiya (Singalesi), ed anche Mahāvihāravāsin, dal nome del principale monastero di questa scuola situato presso l’antica capitale Singalese di Anuradhapura, o semplicemente Scuola dei Theriya. Questa scuola si diffuse dallo Sri Lanka verso lo stato indiano dell’Andhra Pradesh, per poi diffondersi in tutto il Sud Est Asiatico.

Il primo Theravāda indiano si basava unicamente sugli insegnamenti preservati nelle cinque raccolte dei sutta e nei testi sulla disciplina monastica. In seguito, vennero composti da dotti esponenti di questa scuola testi esplicativi noti con il nome di Abhidhamma, nonché una corposa letteratura composta da commentari, sub-commentari e manuali. il più famoso ed importante dei quali è il Visuddhimagga di Buddhaghoṣa, vissuto nel quinto secolo dopo cristo. L’odierno Buddhismo Theravāda è di fatto uno sviluppo storico-dottrinale delle posizioni del gruppo dei primi Thera e dei Vibhajjavādin del III secolo a.C.

NOTE

1. Le dieci regole in questione erano:1. La possibilità di conservare del sale per condire gli alimenti non saporiti,2. Il mangiare fuori dal tempo prescritto, ovvero anche dopo mezzogiorno,3. Andare nei villaggi ed accettare altro cibo dopo aver consumato il pasto principale,4. Celebrare l’assemblea mensile (uposatha) in diverse sedi dello stesso distretto,5. Prendere decisioni sull’amministrazione dell’ordine in assenza del numero legale,6. Seguire l’esempio del proprio precettore/maestro anche in caso di comportamenti erronei o contrari al Dhamma e alla disciplina,7. Bere latte non frullato,8. Bere bevande alcoliche non fermentate,9.Utilizzare stuoie per sedersi non rifinite da frange( senza orli),10.Accettare oro e argento dai laici, cioè il denaro.

2.Secondo il Mahāvaṃsa,“Quel concilio tenuto all’inizio dai Mahathera capeggiati da Mahakassapa si chiama concilio dei thera. Una sola fu la Dottrina dei Thera nei primi cento anni; in seguito da quella nacquero altre scuole. Quei monaci dissidenti, in tutto diecimila, che erano stati censurati dai Thera del secondo concilio fondarono la scuola detta Mahāsāṃghika; da questa ebbe origine la Gokulikā e l’Ekavyohārikā. Dai Gokulikā nacquero la Pannattivāda e la Bahulikā, e da questa la Cetiyavāda; con la Mahāsāṃghika in tutto sei scuole. Inoltre, dai Therāvdin nacquero queste due scuole: quella dei monaci Mahīmśāsaka e quella dei Vajjiputtaka. E nacquero ancora ancora i dhammuttariya, i monaci Bhaddayānika, i Chandāgārika, i Sammiti, e i monaci Vajjiputtiya. Dai monaci Mahīmśāsaka nacquero inoltre questi due: i Sabbatthavādin e i dhammaguttika; dai Sabbatthavādin nacquero i Kassapiya e da questi i bhikkhu Sankatika e da questi i Suttavādin. Insieme alla scuola Theravāda queste sono le dodici che, con le sei anzidette, fanno diciotto. Nei successivi cento anni sorsero altre diciassette scuole, ed altra ancora ne sorsero in seguito: La Hemavata, la Rājagirika, la Siddhatthaka, quella dei monaci Pubbaseliya, l’ Aparaseliya e la Vajiriya; queste sei limitatamente al Jambudipa (India). La Dhammaruci e la Sagaliya limitatamente all’isola di Lanka.”

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